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Energia e ghiacci

Energia e ghiacci 20/02/2014Leave a comment

Lo sapevate che esistono immense riserve di gas metano intrappolato nel ghiaccio? Non è fanstascienza, ma pura realtà. La presenza di gas all’interno di molecole di acqua ghiacciata in realtà è stata individuata già oltre 100 anni fa, ma è solo negli ultimi decenni che il ‘ghiaccio’ è tornato d’attualità per le potenzialità di questi giacimenti come fonte alternativa di energia. Scientificamente sono chiamati ‘idrati’ di metano, detti anche ghiaccio-metano: si tratta di solidi cristallini, simili al ghiaccio, in cui molecole di metano sono intrappolate in una gabbia formata da molecole di acqua.

E’ incredibile quanto metano sia contenuto in questi cristalli: basti pensare che in 1 metro cubo di ghiaccio si possono trovare 170 metri cubi di metano. Si creano in condizioni di elevate pressioni e basse temperature, ecco perché si trovano in genere in fondo al mare dove l’acqua è molto fredda e la pressione molto elevata. Servono profondità dai 500 ai 4000 metri e dunque i fondali oceanici ne sono ricchissimi; si trovano poi anche nel permafrost (suolo perennemente ghiacciato) delle regioni continentali, a una profondità di almeno mille metri. Nel mondo ci sono riserve immense di metano intrappolato in questi ammassi di ghiaccio: le stime non sono precise, ma si considera che possano ammontare almeno alla quantità di tutte le riserve conosciute di combustibili fossili (petrolio, carbone, gas naturale). E’ naturale che molti paesi (Stati Uniti, Canada, Russia, India, Cina e Giappone) hanno iniziato progetti per poter estrarre e commercializzare il metano estratto dagli idrati. Un anno fa ha fatto il giro del mondo la notizia che il Giappone è stato il primo Paese che ha trovato il modo di estrarre gas metano dal fondale dell’oceano. Ma il ghiaccio-metano potrebbe essere un aiuto risolutivo per la crisi energetica? Le opinioni sono discordanti. Devono essere studiate le conseguenze di questo metodo di estrazione dal punto di vista ambientale, perché alcuni esperti temono che possa provocare crolli e smottamenti di sedimenti, che a loro volta possono essere responsabili di gigantesche onde di maremoto. Inoltre, il metano liberato dai fondali – e non catturato – essendo un gas serra potrebbe avere anche effetti sul clima. In realtà nulla è certo, solo la ricerca potrà aiutare a capire quanto questa risorsa potrebbe aiutare a risolvere la crisi energetica, e soprattutto a che prezzo.

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