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Il manifatturiero italiano si fa green e risparmia energia

Il manifatturiero italiano si fa green e risparmia energia 19/04/2017Leave a comment

Tra i settori a più alto potenziale di efficientamento energetico nel manifatturiero italiano c’è quello alimentare, che ha investito soprattutto nel recupero del calore.

Nonostante la crisi e le tante aziende che chiudono i battenti, l’Italia resta un Paese che produce ed esporta tanto. Il manifatturiero italiano è il fiore all’occhiello dell’economia nazionale, con un surplus manifatturiero nella bilancia commerciale con l’estero di 103,8 miliardi di dollari. E una particolarità inaspettata: le nostre piccole e medie imprese cominciano a distinguersi per l’uso di tecniche all’avanguardia di sostenibilità ambientale ed efficienza energetica. Su 365mila aziende del settore green italiano il 33% appartiene al settore manifatturiero.

L’investimento nel green, come ha fatto notare la fondazione Symbola nel suo rapporto “L’Italia in 10 selfie”, genera importanti vantaggi competitivi. Il 46% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente contro il 27,7% delle altre; il 33,1% ha sviluppato nuovi prodotti o nuovi servizi contro il 18,7%; e il 35,1% delle imprese green ha visto crescere il fatturato nel 2015 contro il 21,8% delle altre.

Efficienza energetica nel sistema industriale italiano

Sebbene in misura minore rispetto alla media europea, l’efficienza energetica del nostro sistema industriale negli ultimi anni è migliorata. Complice anche la crisi economica, basti pensare che nel 2011 il consumo di energia nell’industria italiana era del 10% inferiore al livello registrato nel 1990. E l’industria manifatturiera, secondo i calcoli della Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia (Fire), è quella che ha maggiormente implementato l’efficienza energetica.

Molte industrie italiane, dal settore alimentare al tessile, dalla lavorazione della carta al mobilio, si sono dotate di un Energy manager, ovvero un manager che gestisce l’uso dell’energia in modo efficiente.

Cogenerazione e razionalizzazione dei consumi

Gli interventi effettuati vanno dalla cogenerazione di energia elettrica e calore alla modifica della gestione energetica e degli impianti finalizzate alla razionalizzazione dei consumi energetici nel processo produttivo. Un altro intervento molto diffuso è anche il recupero di calore dai fumi della combustione delle caldaie e dei forni di cottura, che permette un potenziamento energetico pari al 5%.

Come fa notare l’Enea nel suo rapporto sugli “Interventi di razionalizzazione energetica nell’industria italiana”, in cui sono stati analizzati gli interventi energetici apportati da 600 PMI italiane, tra i comparti con maggiore potenziale di efficienza energetica ci sono il settore del vetro e della ceramica (con il 26,64% di risparmio energetico apportato), quello della carta (19,85%), quello siderurgico (19,33%) e alimentare (18,46%).

Focus sul settore alimentare

Il settore alimentare, in particolare, si distingue dagli altri comparti industriali per la molteplicità dei processi di lavorazione, per la grande diversificazione dei prodotti e le relative quote di energia utilizzate per produrli. Il consumo di energia associato a un chilo di cibo pronto varia da un minino di 0,5 kWh a un massimo di 61 kWh in relazione al tipo di cibo, alle tecniche di coltivazione, trasformazione e trasporto.

Attraverso interventi di efficienza energetica, queste cifre possono scendere. In base a uno studio effettuato da Ricerca sistema energetico (RSE) quasi un quarto delle industrie alimentari (21,9%) ha attuato interventi di recupero di calore da fluidi da impianto termico, il 17,5% ha installato un impianto cogenerativo, circa il 6% ha sostituito la vecchia caldaia con una più efficiente. In questo modo, il cibo sarà “più buono” anche per l’ambiente.

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