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Strategia energetica 2050: sempre meno nucleare per la Svizzera e più efficienza energetica

Strategia energetica 2050: sempre meno nucleare per la Svizzera e più efficienza energetica 19/06/2017Leave a comment

Un referendum ha accolto a larga maggioranza la “Strategia energetica 2050”: divieto alla costruzione di nuove centrali, forti incentivi alle rinnovabili e all’efficientamento energetico

La Svizzera abbandonerà gradualmente l’energia nucleare. Lo hanno deciso i cittadini con un referendum, tenuto lo scorso maggio. Il voto ha approvato a larga maggioranza (58,2% i favorevoli) la “Strategia energetica 2050” voluta dal governo ed elaborata dal Parlamento. L’addio al nucleare costituisce l’elemento di maggior clamore ma, in realtà, il referendum ha sancito un nuovo modo di concepire la produzione e il consumo energetici, sempre più orientati all’efficienza.

Il voto svizzero

Il nucleare svizzero ha un peso notevole: le cinque centrali attive, entrate in funzione tra il 1969 e il 1984, producono il 39% dell’energia elettrica necessaria al Paese. Ecco perché il referendum non è solo un veto sulla costruzione di nuovi impianti ma un “sì” alla volontà di ripensare l’intera strategia energetica. Un sì deciso: su 26 cantoni solo 4 hanno rifiutato la nuova legge. I più convinti sono stati gli abitanti di Vaud e Ginevra (rispettivamente con il 73,5% e il 72,6% di voti in favore della legge). Il cantone con la più alta percentuale di “no” è stato invece l’Argovia, con il 51,8%, a conferma che, anche nelle zone contrarie, la spinta verso il cambiamento è stata massiccia.

Cosa dice la legge

Oltre a vietare la costruzione di nuove centrali, la “Strategia energetica 2050” punta a introdurre misure che incentivino il risparmio e l’efficientamento energetico, sia per i privati sia per le imprese. Lo Stato garantirà sostegno economico a chi vorrà rinnovare i propri impianti. Allo stesso tempo, saranno varati limiti più stringenti per le emissioni di anidride carbonica, con sanzioni più severe per chi superi i vincoli. La trasformazione passa anche da incentivi in favore delle energie rinnovabili (solare, eolica, geotermica e da biomassa), con contributi pubblici per la costruzione di nuove centrali idroelettriche e per il rinnovo di quelle esistenti. Gli impianti virtuosi saranno riconosciuti come asset di interesse nazionale, esattamente come avviene per la protezione del paesaggio e della natura.

Pro e contro

I critici pensano che la nuova linea comporterà un aumento dei costi per le aziende e lo Stato, una estensione dei vincoli e (di conseguenza) della burocrazia. Secondo i sostenitori della legge, invece, la strategia non solo renderà la Svizzera più sostenibile ma anche più forte dal punto di vista economico. Spingere le rinnovabili e disincentivare i combustibili fossili dovrebbe affrancare il Paese dalla dipendenza dagli esportatori di petrolio. E, allo stesso tempo, rappresenta un investimento verso l’innovazione e la nascita di nuovi posti di lavoro.

In Italia l’energia nucleare è del tutto assente, anche se non c’è ancora stato un referendum che orienti il futuro delle politiche energetiche. Già oggi, però, sono disponibili molte soluzioni che consentono di risparmiare migliorando l’efficientamento energetico.

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