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Energia e mobilità: il futuro delle città in 7 passi

Energia e mobilità: il futuro delle città in 7 passi 31/05/2017Leave a comment
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Gli Stati Generali della Green Economy hanno formulato un manifesto. Porterà a una serie di proposte concrete su sostenibilità, architettura e urbanistica per migliorare il futuro delle città.

Sette linee guida per rendere più sostenibile il mondo in cui viviamo. Sono quelle contenute nel Manifesto per la Città futura, elaborato dagli Stati Generali della Green Economy. Serviranno da traccia per arrivare a una serie di proposte concrete. Perché le città? Perché dai centri urbani arriva l’80% del Pil e il 70% dell’inquinamento globali.

Puntare sulla green economy

“Il modello di sviluppo e di crescita incontrollata delle città dell’ultimo secolo appare inadeguato”, afferma il Manifesto. “La green economy rappresenta per l’architettura e l’urbanistica una scelta di fondo, imprescindibile e necessaria per trasformare le sfide – ecologiche e climatiche, ma anche economiche e sociali – in straordinarie occasioni di rilancio e riqualificazione delle città”.

Riqualificazione energetica

“I consumi di energia degli edifici e delle città sono troppo elevati e ancora costituiti per la gran parte da fonti fossili”, affermano gli Stati Generali della Green Economy. Ma non mancano opportunità “rilevanti”: ridurre il fabbisogno, anche grazie all’adozione di IoT, soluzioni di building management e sistemi di illuminazione ad alta efficienza.

Capitale naturale e qualità ecologica

“Troppo a lungo – dice il Manifesto – lo sviluppo edilizio e la pianificazione urbanistica hanno sottovalutato la necessità e l’urgenza di una svolta profonda nella mobilità urbana”. Il problema principale è nell’uso eccessivo di auto private. Un’abitudine che “va contrastata”, incentivando “la mobilità pubblica su ferro e quella di tipo ciclo-pedonale, con adeguata rete di percorsi e piste ciclabili protette e con ricorso a mezzi ecologici e a sistemi collettivi, condivisi e pubblici”.  Con un ampliamento delle aree pedonali.

Cultura, qualità e bellezza

“I futuri interventi sul patrimonio edilizio esistente dovranno evitare gli errori del passato ed essere accompagnati da attenti programmi di riqualificazione urbanistica e architettonica”. Meno è meglio, sostiene il Manifesto: i bassi costi di intervento possono abbinarsi con bassi costi di gestione. Ma servono “buone tecniche e buone pratiche di recupero del patrimonio edilizio esistente, insieme a politiche di credito agevolato, di incentivazione fiscale e di contrasto delle rendite”, sia nel settore pubblico che in quello privato, con “attività edili sostenibili”.

Rigenerare e riqualificare

“La rigenerazione urbana e la riqualificazione del patrimonio esistente sono un’occasione storica affinché la messa in sicurezza delle città a maggiore rischio idrogeologico e sismico non sia basata su interventi episodici, inadeguati e scoordinati”. Anche qui, le poche risorse non possono essere un impedimento: “Vanno utilizzate meglio”. Un intervento di rigenerazione urbana richiede una visione ampia, un processo decisionale rapido, “obiettivi più chiari, coerenti e vicini ai cittadini, utilizzando le tecnologie oggi disponibili per favorire la massima trasparenza e una maggiore partecipazione”.

Edifici pubblici

“La qualificazione ambientale di edifici pubblici, esistenti o nuovi, dovrebbe essere utilizzata per realizzare progetti basati sull’approccio del ciclo di vita”. Tecniche, materiali, integrazione urbana devono essere concepiti per valutare consumi e benefici nel lungo periodo. Abbandonando “le logiche speculative” e creando “sinergie fra investimenti pubblici e privati”, con il “coinvolgimento del sistema bancario in investimenti per interventi di buona qualità ecologica ed energetica”.

Progettare il futuro

“L’urbanistica e l’architettura devono ritrovare nuovo slancio nel progettare un futuro migliore e desiderabile per le nostre città”. La qualità delle città, secondo il Manifesto, deve andare di pari passo con una maggiore integrazione sociale: “Vanno aumentati gli spazi aperti e verdi, le piazze e in genere i luoghi di incontro e di aggregazione”, in modo da incoraggiare “coesione e inclusione, non solo nei centri storici, ma anche nelle zone periferiche”.

 

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