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Festival dello Sviluppo Sostenibile 2018: più consapevolezza, più competitività

Festival dello Sviluppo Sostenibile 2018: più consapevolezza, più competitività 05/06/2018
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Il cambiamento climatico è una delle sfide che l’umanità affronterà nei prossimi anni. Quasi tutte le attività, infatti, generano direttamente o indirettamente una quantità di gas a effetto serra che produce un impatto ambientale.

Il Festival italiano dello Sviluppo Sostenibile, in atto dal 22 maggio al 7 giugno, intende sottolineare l’importanza di una profonda e persistente innovazione economica, istituzionale e sociale, nonché una vasta riqualificazione delle infrastrutture per aiutare la trasformazione dell’attuale modello di sviluppo.

LE TEMATICHE 

Come far sì che tutte le componenti della società italiana orientino i propri comportamenti in questa direzione? Quale deve essere il ruolo delle imprese e delle istituzioni? Come la finanza potrà sostenere tale sforzo? E quali modelli di innovazione sociale dovranno accompagnare e favorire questa trasformazione? Il Festival offre centinaia di occasioni, su tutto il territorio nazionale, di dibattito, approfondimento, confronto, arricchimento culturale allo scopo di accelerare il percorso dell’Italia verso uno sviluppo pienamente sostenibile dal punto di vista economico, sociale, ambientale e istituzionale.

Oltre agli eventi organizzati dal Segretariato dell’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) e alle manifestazioni nazionali dedicate a una o più tematiche dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals), in totale oltre 600 eventi arricchiscono il calendario.

L’ESEMPIO DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE

Sviluppare una maggiore consapevolezza è necessario soprattutto in alcuni ambiti. Basti pensare che il settore alimentare contribuisce in modo significativo alle emissioni di carbonio poiché il cibo viene preparato e distribuito utilizzando enormi quantità di energia durante la lavorazione, l’imballaggio e il trasporto.

Si stima che nell’UE almeno il 5-6% delle emissioni globali di gas serra sia dovuto al trasporto alimentare, l’8-10% alla lavorazione e al confezionamento degli alimenti, circa l’1-2% alla refrigerazione e l’1-2% alla vendita al dettaglio. Ciò corrisponde a un totale del 15-20% delle emissioni globali di queste attività. La capacità di dimostrare di conoscere e misurare gli aspetti ambientali dei prodotti alimentari è a tutti gli effetti un elemento di competitività sul mercato.

STRATEGIE DI MIGLIORAMENTO

Gli impatti ambientali, infatti, sono il terzo maggior fattore di scelta di acquisto per i consumatori, dopo la qualità e il prezzo. Secondo Federalimentare negli anni, l’industria alimentare italiana ha messo in campo una serie di strategie per migliorare la propria sostenibilità ambientale: valorizzazione delle materie prime, riduzione dei consumi d’acqua (anche fino al 70% dagli anni ‘90 a oggi su una media europea del 40%), diminuzione dell’impatto energetico (-30% dei consumi in 20 anni), ottimizzazione del packaging e lotta agli sprechi sono alcune delle azioni messe in campo. Azioni che devono essere estese su larga scala, in maniera capillare, per produrre un effetto benefico sull’ambiente ma anche sulla food economy.

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